Oinos Οίνός
La parola vino ha un’origine molto antica e sulla sua etimologia gli studiosi sono in disaccordo: secondo una delle teorie più diffuse deriverebbe dal sanscrito vena, termine formato dalla radice ven, che significa “amare”, non a caso, dalla stessa radice deriva Venus, Venere, oppure dall’antico ebraico iin che attraverso il greco oinos sarebbe arrivata ai latini. Altri invece sostengono che da una radice sanscrita vi (attorcigliarsi) verrebbe fuori la parola vino, cioè il frutto della pianta che si attorciglia.
Cicerone attribuisce a vinum un’etimologia latina, facendolo derivare da vir (uomo) e vis (forza).
Il concetto del bello nel vino sta ad indicare che si tratta di una bevanda nobile, leggiadra, la più nobile delle bevande. Questa tradizione dal sapore romantico, risalente all’ottocento e tuttora in uso, risulta però in netto contrasto con gli studi etimologici.
I linguisti infatti definiscono la parola “vino” di origine “mediterranea”, termine col quale si sogliono indicare etimi non derivanti dall’indo-europeo ma, ad esclusione, da altri gruppi linguistici come il semitico, il camitico o quelle lingue definite nostratiche o isolate, lingue cioè prive di apprezzabili collegamenti con gruppi linguistici.
E’ una di quelle parole che i linguisti sogliono definire “viaggiante”, “fluttuante”, ciò in relazione alla notevole diffusione nel corso dei millenni tra popoli, razze e lingue diverse, in un’area estremamente vasta che va dall’India al Mediterraneo presso le località ove si sviluppò la viticoltura.
Così, ad esempio, la parola ittita della famiglia indo-europea wiyan(a) ha lo stesso etimo del proto-semitico (sabeo) wyn, dell’antico arabo wayn, del georgiano (lingua isolata o per partogenesi) gwino, ecc. Si tratta di collegamenti considerati “orizzontali”, cioè prese in prestito da una lingua ad un’altra. Il più delle volte questi imparentamenti avvengono quando un gruppo sociale trasmette ad un altro delle innovazioni, ad esempio nuove tecnologie, o beni “novità”.